INTERNET: PARTITO PIRATA, CON BLOCCO WEB CADONO DIRITTI

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INTERNET: PARTITO PIRATA, CON BLOCCO WEB CADONO DIRITTI

di Titti Santamato

ROMA – "Bloccare Internet è assolutamente il modo più sbagliato di
procedere, lo vedo come lo sforzo estremo di un’industria morente che
sta convincendo alcuni politici ad abbandonare la difesa dei diritti
umani fondamentali come il diritto alla libera informazione ma anche
quello di subire un processo in un tribunale appropriato. E tutto
questo non servirà a salvare l’industria dell’audiovisivo": così
Christian Engstrom, primo e unico rappresentante del Partito Pirata
svedese (Piratpartiet) al Parlamento europeo, si rivolge attraverso
l’ANSA quei paesi in cui è aperto il dibattito sulla tutela del
copyright.

In Francia verrà votata a settembre la Hadopi, la
legge anti-pirateria che prevede il taglio della connessione a chi
scarica illegalmente in maniera recidiva. Seguendo lo stesso principio
pochi giorni fa il governo britannico ha avanzato una proposta per la
quale circa sette milioni di cittadini, uno su 12, rischiano di restare
sconnessi. In Italia la proposta di legge contro il download illegale,
attualmente in discussione, prevede una misura simile. "Questa è
sicuramente una battaglia sia per i nostri diritti civili di base, sia
per la cultura libera in Europa. Ed é una battaglia che dobbiamo
vincere. L’Europa ha bisogno di politici pronti a scegliere un percorso
diverso, a dire sì al futuro", dice Engstrom, 49 anni, ex programmatore
di Stoccolma, eletto grazie ad un sorprendente 7% di consensi, arrivati
prevalentemente dai giovani e dai sostenitori della libertà in Internet
cresciuti in Svezia dopo le vicende di Pirate Bay. "Due organizzazioni
completamente separate ma che hanno ovviamente gli stessi punti di
vista", precisa l’europarlamentare. "Il file sharing è un’attività che
coinvolge due persone che si scambiamo materiale coperto da copyright.
Se si vuol interrompere questo meccanismo si deve far cessare il
diritto alla privata corrispondenza – spiega Engstrom -. Non c’é una
via di mezzo. E per noi la scelta è semplice: il diritto alla privacy
nella comunicazione è un diritto civile e fa parte della convenzione
europea dei diritti umani, all’articolo 8. Ed é infinitamente più
importante che consentire alle major di restare abbarbicati a modelli
di business del secolo passato".

Cosa ne pensa Engstrom delle
‘premium news’, che il magnate dei media Rupert Murdoch vorrebbe
istituzionalizzare? "E’ un sistema di cui dubito vista l’abbondanza di
contenuti che la Rete offre, ma non posso essere io a dirlo –
sottolinea l’europarlamentare -. Da ex imprenditore, ho sempre reputato
una perdita di tempo ascoltare i politici che ti suggeriscono come
portare avanti il tuo business. Chi guida un’azienda, piccola o grande
che sia, deve trovare da sé dei modelli di business che funzionano. Poi
è il mercato che decide". Il 20 settembre in Francia, il Partito Pirata
esordisce alle elezioni legislative parziali con un candidato di 23
anni: il movimento politico è in espansione? "I temi di cui ci
occupiamo riguardano tutta Europa e dunque ci sono buone ragioni per
preservare i diritti civili in Rete in ogni Stato membro. Anche in
Italia – dice Engstrom -. Se i partiti esistenti non inseriranno queste
questioni in agenda, saranno necessari sempre più partiti pirata".

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