Canapisa 2011 – sabato 28 maggio
Conferenza stampa di presentazione Canapisa 2011 dell’osservatorio antiproibizionista/Canapisa crew
APPELLO CANAPISA 2011
aprile 5th, 2011 at 7:05
L’assunzione e l’uso di sostanze in grado di modificare lo stato di coscienza sono una constante nella storia dell’umanità. Reprimere questo fenomeno è un errore di cui la nostra società comincia ad accorgersi, poiché il divieto di usare sostanze lede, prima di tutto, il diritto di ogni persona all’autodeterminazione. La cultura oscurantista ed autoritaria di oggi trova la sua massima e compiuta espressione nelle politiche proibizioniste del nostro Governo. Il proibizionismo è un metodo per impedire una crescita individuale autonoma a vantaggio di ideologie autoritarie, che impongono valori utili a chi vorrebbe il potere morale e materiale della società.
Il proibizionismo è un tassello fondamentale del controllo sociale e delle pratiche repressive, in Italia e nel mondo. Le implicazioni sono evidenti in quanto la maggioranza delle persone che subiscono questa repressione sono i più deboli o gli “scomodi” della nostra società: immigrati, assuntori di sostanze, poveri ed anticonformisti. In Italia circa il 40% dei detenuti è recluso per reati connessi all’uso di sostanze; negli ultimi anni assistiamo all’aumento vertiginoso di casi che vedono persone indagate per droga essere torturate ed uccise dalla brutalità poliziesca, carceraria e psichiatrica.Consideriamo inoltre che molti di questi carcerati incapperanno quasi certamente nell’altro decreto istituito per punire i più deboli, la legge Cirielli sulla reiterazione dei reati: non è difficile intuire che un assuntore di sostanze illecite possa facilmente commettere lo stesso “crimine”. Se aggiungiamo la legge Bossi-Fini varata per incarcerare migranti senza nessuna colpa, se non quella di espatriare dal proprio paese d’origine, ecco che abbiamo messo a fuoco il trittico di leggi che riempie le nostre carceri. Un’umanità composta in stragrande maggioranza da migranti disoccupati e persone la cui unica colpa è quella di aver assunto sostanze proibite, pur non avendo fatto male ad alcuno. Il carcere diventa così una grande oscura discarica sociale in cui omicidi, suicidi ed abusi diventano la norma. E’ il luogo dove occultare agli occhi della società persone scomode o non funzionali al sistema economico e sociale prestabilito. Per questo riteniamo prioritaria la lotta per l’abolizione delle tre infami leggi liberticide: la FINI -GIOVANARDI, la CIRIELLI e la BOSSI-FINI.
La questione del proibizionismo inoltre ha conseguenze non solo sociali e culturali, ma anche grandi implicazioni economiche, fino a poter sostenere che siano proprio queste ad averlo fatto nascere e a sorreggerlo negli anni.Con l’avvento delle convenzioni proibizioniste planetarie, su forte spinta del governo federale USA, si sono sviluppate grosse organizzazioni di narcotraffico transnazionali che sono diventate protagoniste dell’economia globale, grazie alla disponibilità di denaro contante ed alla corruzione dei politici, riuscendo a finanziare dittatori, guerre e devastazioni ambientali.
Se da un lato ci sono le sostanze bandite, dall’altro ci sono quelle legali e tra queste troviamo l’alcol, il tabacco, il caffè e i farmaci psichiatrici, ultimi non per importanza, ma in quanto la loro scoperta e diffusione è relativamente recente. Le sostanze sintetiche di maggior uso sono i farmaci di punta delle farmaceutiche a livello mondiale, che sono tra le più strenue sostenitrici del proibizionismo. Una parte cospicua dei loro bilanci è appunto finalizzata alla realizzazione di programmi di ricerca per dimostrare quanto facciano male le sostanze illegali e quanto invece siano benefiche le sostanze di sintesi da loro prodotte.Le più antiche conoscenze sulle sostanze psicoattive, composte per lo più da prodotti naturali e facilmente coltivabili da chiunque, si vanno così perdendo a discapito del nostro reale benessere e a tutto vantaggio del consumismo indiscriminato di drugs (farmaci e droghe).
Negli ultimi anni i fasulli narcotest utilizzati per la sicurezza nelle strade e nei luoghi di lavoro stanno rendendo sempre più difficile la vita già precaria di molte persone.Il nuovo codice della strada voluto da Giovanardi e sponsorizzato dalle compagnie assicurative (che ne hanno solo da guadagnare), unito al peggioramento delle condizioni lavorative sono l’ennesima prova di una PERSECUZIONE DI MASSA IN ATTO, utile solo a coprire gli interessi e le ideologie di pochi.
Per non essere vittime o complici di questo colossale business dalle trame oscure è necessario mettere in campo pratiche alternative capaci di produrre e diffondere beni durevoli, alimenti sani, cure naturali, in un quadro ecologicamente sostenibile. Accanto a pratiche alternative di sviluppo economico è fondamentale anche un lavoro di ricerca, di denuncia, di socializzazione e divulgazione delle informazioni per l’affermazione, il rafforzamento e l’organizzazione dell’alternativa politica, sociale e culturale ad un sistema capital-proibizionista.Basta con l’ipocrisia del proibizionismo!! L’auto-organizzazione , l’auto-produzione ed una cultura del consumo critico e consapevole sono l’unica soluzione!!!!
L’apartheid era la politica di segregazione raziale istituita dal governo di etnia bianca del sudafrica nel dopoguerra e rimasta in vigore fino al 1990. Oggi in Sudafrica sono stati fatti molti passi avanti per sconfiggere quest’ingiustizia ma nel mondo esistono ancora molte apartheid. Anche in Italia, grazie ad una vera e propria psicosi contagiata dai mezzi di comunicazione asserviti alle mafie è in atto una segregazione che riguarda non un gruppo etnico bensì una categoria trasversale della nostra società, la categoria dei consumatori di sostanze proibite.
Il nuovo codice della strada voluto da Giovanardi e sponsorizzato dalle compagnie assicurative (che da questa idea hanno solo da guadagnare) può essere considerato un esempio di questa disuguaglianza. Secondo i dati della Croce rossa e della stessa Polizia Stradale, in italia la stragrande maggioranza degli incidenti stradali non sono attribuibili all’utilizzo di alcol e droghe (che provocano appena il 3,9% degli incidenti) bensì alla velocità, all’utilizzo dei cellulari alla guida dalle condizioni in cui versano le nostre strade, ma da una parte il governo taglia sulla sicurezza stradale, dall’altra cerca consensi con una politica stupida, demagogica oltrechè discriminante introducendo i test antidroga. Infatti uno di questi test, non prova che il conducente di una vettura stia guidando sotto l’effetto di qualche sostanza, bensì che esso negli ultimi giorni ne ha assunta qualcuna. Questa norma penalizza in maniera particolare i consumatori di Cannabis i cui metaboliti restano nell’organismo fino a due mesi. Questo disegno di legge ha portato a dei casi a dir poco eclatanti di ingiustizia: a Sesto Fiorentino investite in auto da un Suv passato col rosso sono state considerate responsabili dell’incidente solo perchè positive alla cannabis. Ne consegue che uno che non ha assunto sostanze può impunemente passare col rosso e travolgere due ragazzi impunemente se questi ultimi sono consumatori di sostanze. Una vera e propria istigazione all’omicidio. Se questa non è apartheid…
Anche i controlli ed i test antidroga per lavoratori sono stati fatti passare come norme di sicurezza pubblica utili a combattere gli incidenti sul lavoro bensì questi siano causati quasi sempre da un allegra applicazione del codice di sicurezza da parte dei datori di lavoro nonchè dai ritmi di lavoro stessi, sempre più intensi ed estenuanti. Ma anche qui il governo da una parte favorisce gli industriali (vedi nuovo cntratto di lavoro collettivo voluto da Marchionne per gli operai Fiat) dall’altra colpevolizza i lavoratori per gli incidenti colpendo una fascia trasversale di essi e cioè isoliti consumatori di sostanze, ovvero le pecore nere, i capi espiatori, a cui la politica per nascondere il totale asservimento alla borghesia attribuisce l’origine del problema. Anche in questo caso ne consegue che se non decade questo principio nel giro di pochi anni un consumatore di sostanze non potrà più godere del diritto di lavorare. Anche questo ricorda la segregazione raziale Sudafricana.
Come collettivo antiproibizionista siamo totalmente in disaccordo con questa politica ultra-proibizionista, discriminatoria e demagogica e pensiamo che se non riusciremo, tutti assieme, a contrastarla efficaciemente tra pochi anni saremo costretti a mandare i nostri figli a scuole speciali per figli di consumatori di sostanze.