Addio a Fernanda Pivano
Milano, 18 ago. (Adnkronos) – Si e’ spenta all’eta’ di 92 anni Fernanda Pivano, la scrittrice e giornalista alla quale si devono le traduzioni dei maggiori capolavori della letteratura americana, dall’"Antologia di Spoon river" ai classici della beat generation, fino ad Ernest Hemingway.
Fernanda Pivano, che aveva raggiunto il traguardo dei 92 anni il 18 luglio scorso, e’ morta in una clinica privata di Milano. Poco piu’ di un mese fa, proprio in occasione del suo compleanno, aveva scritto un testo per il Corriere della sera dal titolo "La mia giovane vecchiaia e il dono di Gore Vidal".
I funerali si svolgeranno a Genova venerdi’ prossimo.
Con Fernanda Pivano scompare una delle protagoniste della cultura italiana del secondo Novecento, ‘ambasciatrice’ della letteratura americana (e non solo), amica e sodale di personaggi mitici. Ma anche una osservatrice attenta di ogni tipo di espressione artistica, come testimonia la sua amicizia per numerosi musicisti rock.
”La mia giovane vecchiaia e il dono di Gore Vidal” è il titolo dell’ultimo articolo scritto da Fernanda Pivano per il ‘Corriere della Sera’ in occasione del 92simo compleanno della scrittrice. Di seguito il testo:
”Ah, la vecchiaia. Gli anni che pesano. Le parole cariche di amara rassegnazione di Guido Ceronetti alle quali ha risposto con affettuoso ottimismo Arrigo Levi, mi hanno costretto a pensare, ancora una volta, alla mia di vecchiaia. A interrogarmi. E a scavare un po’ nella memoria”.
”Mi e’ tornata in mente Alice B. Toklas che a quasi ottant’anni aveva uno strano modo di giggling, di fare una risatina silenziosa stringendosi nelle spalle, come una ragazzina. Regale e tenerissima, era molto premurosa nei miei confronti, forse a causa dell’ ammirazione che avevo dimostrato per Gertrude Stein con cui aveva condiviso molti anni della sua vita. Nell’ aprile 1954 Alice era venuta a trovarmi nella mia casa di via Cappuccio a Milano, citta’ a lei piuttosto sconosciuta, per ‘vedere’ dove e come abitavo. Si era molto rassicurata quando aveva visto la terrazza deliziosa che dava sul parco di non ricordo che cardinale con la deliziosa vista sulle montagne lontane, illuminate dal tramonto rosato”.
”Allora ero giovane -continua la Pivano nell’articolo pubblicato sul Corriere- con il sangue che scorreva veloce nelle mie vene. Solo molti anni dopo ho capito il coraggio che i ragazzi possono dare a chi e’ gia’ vecchio. Ho molta nostalgia di quegli anni. Ma mi consola chi viene a farmi autografare i libri di Ernest Hemingway, di Jack Kerouac, di Gregory Corso, di Allen Ginsberg, di tutti gli autori che hanno permesso loro di sognare e che io sono orgogliosa di poter dire di aver contribuito a far conoscere. A questi sognatori ricordo sempre che devono ringraziare la follia di Gregory, la visioni di Ti Jean, le preghiere di Allen e tutti i miei amici che se ne sono andati. E che rimpiango. Tutti loro hanno raggiunto gli immensi spazi profumati dell’ eternita’ quando al massimo avevano compiuto settant’ anni. Troppo presto”.
”Ma se penso ad Henry Miller, penso che anche un genio come lui se n’ e’ andato troppo presto. E di anni ne aveva 88. Non ho mai voluto accettare le malattie dell’ eta’ e ne ho le scatole piene di dover prendere tutte queste pastiglie che i medici mi prescrivono. Ho sempre cercato di vivere di passioni e tutto questo mi riporta solo alla disperazione dei miei 92 anni, con le vene che non reggono la pressione di una semplice iniezione. Ma grazie a Dio ci sono questi ragazzi di 18 anni che mi mandano le loro poesie, i loro racconti, i loro auguri e mi chiedono suggerimenti su come fare a superare le tragedie della vita. Ahime’. A 92 anni ancora non so cosa rispondere. Dico loro di sperare. Di battersi per vivere in un mondo senza guerre volute solo da capitani ansiosi di medaglie. Di sorridere senza il rimorso di non aver aiutato nessuno. E proprio questi giovani sono una grande, meravigliosa, consolazione. Il segno che qualcosa di cio’ che hai fatto ha lasciato un piccolo segno, un piccolo seme”.
”Posso confidarvi che l’ ultima volta che ho incontrato Gore Vidal per la presentazione di un suo libro, nel gennaio 2007, io ero appena uscita da un ricovero in ospedale e lui camminava aiutandosi con un bastone. Ma a cena, quando gli ho chiesto cosa potremmo fare insieme, lui mi ha risposto: ‘Let’ s make a baby – facciamo un bambino’. Forse e’ questo il segreto per riuscire a sopravvivere anche a questa eta’. Forse e’ questo il segreto del vecchio Suonatore Jones dello Spoon River caro alla mia giovinezza ‘che gioco’ con la vita per tutti i novant’anni”’.
Nata a Genova il 18 luglio 1917, la Pivano si trasferi’ adolescente a Torino dove frequento’ il liceo classico Massimo D’Azeglio. Qui entra in contatto con alcuni dei protagonisti della casa editrice Einaudi, come Cesare Pavese, che la stimolo’ a proseguire nella conoscenza della letteratura americana. Cosi’ nel 1941 si laureo’ in lettere con una tesi sul capolavoro di Herman Melville, Moby Dick, che viene premiata dal Centro di Studi Americani di Roma.
E proprio per Einaudi, nel 1943 pubblico’ la sua prima traduzione, ancora parziale, della ‘Spoon River Anthology’ di Edgar Lee Masters. Nello stesso anno si laureo’ in filosofia con Nicola Abbagnano, di cui sara’ assistente per diversi anni. E’ invece del 1948 il primo incontro a Cortina con Ernest Hemingway con il quale nascerà un intenso rapporto professionale e di amicizia. L’anno successivo esce in Italia, pubblicato dalla Mondadori, la sua traduzione di "Addio alle armi". Negli anni seguenti la scrittrice si impegnerà nella traduzione dell’intera opera di Hemingway rafforzando anche l’amicizia con lo scrittore americano.
A lei l’Italia deve le conoscenza di numerosi capolavori, come quelli di Francis Scott Fitzgerald, apparsi tra il 1949 e il 1954 presso Mondadori: "Tenera e’ la notte", "Il grande Gatsby", "Di qua dal paradiso" e "Belli e dannati". Nel 1956 il primo viaggio negli Stati Uniti. Qui la Pivano entra in contatto con i protagonisti della Beat Generation (nel 1964 cura la traduzione di ‘Jukebox all’idrogeno’ di Allen Ginsberg). Nel 1976 poi esce la Raccolta di saggi "C’era una volta un beat" mentre nel 1982 pubblica "Quello che mi importa e’ grattarmi sotto le ascelle", intervista a Charles Bukowski.
Negli ultimi anni di vita in Fernanda Pivano cresce la passione per la musica: è del 2002 lo scritto su Fabrizio de Andre’ – all’interno del volume "De Andre’ il corsaro" – e il libro del 2005 dedicato a "I miei amici cantautori".
Nel 2006 pubblica "Spoon River, ciao" mentre lo scorso anno presso Bompiani era apparso il primo volume dei suoi "Diari (1917.1973)". La scrittrice aveva da poco consegnato all’editore milanese il secondo volume della sua autobiografia. Fra i premi e i riconoscimenti infine, ci sono il Saint-Vincent nel 1964 e il Premio Campione nel 1976. Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte, la Pivano nel 1999 e’ stata nominata Cavaliere di Gran Croce Ordine al merito della Repubblica Italiana.