“Always the eyes watching you and the voice enveloping you. Asleep or awake, working or eating, indoors or out of doors, in the bath or in bed — no escape. Nothing was your own except the few cubic centimetres inside your skull.” — George Orwell. 1984
Nella teoria musicale il tritono è l’intervallo di quinta diminuita (o anche quarta aumentata o quarta eccedente): tra una nota e l’altra c’è una distanza di tre toni. Il tritono è anche la metà esatta di una ottava. Questo intervallo è una delle maggiori dissonanze della scala diatonica, e durante il medioevo era chiamato diabolus in musica. Il suono del tritono tende fortemente verso la risoluzione di una progressione.
Sostituzione di tritono
Nella musica jazz la sostituzione di tritono consiste nel sostituire, normalmente nell’ ambito di una progressione ii-V-I, un accordo di settima di dominante (che può anche comparire con la quinta e/o la nona alterate) con un altro accordo di settima avente la tonica distante tre toni dalla tonica dell’accordo precedente.
Per esempio in Do maggiore l’accordo di dominante è il Sol7, che può essere sostituito dal suo tritono Reflat7.
Le ragioni alla base di questa sostituzione sono diverse:
* La principale sta nell’osservare che i due accordi hanno la stessa terza e settima, ma in ordine inverso (nell’esempio Sol-Si-Re-Fa e Reflat-Fa-Laflat-Si) e il terzo e il settimo grado di un accordo sono considerati molto caratterizzanti.
* La fondamentale e la quinta nell’accordo sostituito (nell’esempio, Sol e Re) sono rispettivamente la quarta aumentata e la 9b dell’accordo di rimpiazzo, e la stessa relazione , vale per la fondamentale e la quinta di quest’ultimo rispetto al precedente.
* Se uno dei due accordi è alterato (con quinta e nona aumentate o con quinta aumentata e nona bemolle) si può usare – melodicamente – la stessa scala (lidia aumentata) su entrambi gli accordi, ad esempio:
* La sostituzione nella cellula II-V-I permette al basso di eseguire la progressione Re-Reflat-Do ad intervalli discendenti di un semitono, che è molto comune.
Questa sostituzione è diventata così frequente nel jazz moderno che viene spesso effettuata anche su accordi di dominante che non compaiono nel contesto di una progressione ii-V-I.
The Devil’s Chord
Exploring the history of the tritone
By Brian Allan
July 2006
The tritone or ‘Devil’s Chord’ – a musical interval, such as the augmented fourth, spanning three whole tones – has a long musical history of links to diabolism, from the Church’s wholesale banning of it in the Middle Ages, through the Romantic era, blues and jazz, to modern film music and death metal.
Before the proscription of the interval it was, according to Professor John Deathridge, King Edward Professor of Music at King’s College London, often used to represent the presence of evil: "In mediæval theology, you have to have some way of presenting the devil. Or if someone in the Roman Catholic Church wanted to portray the crucifixion, it is sometimes used there." Later, though, it came to be seen as a dissonance, and was outlawed, says Deathridge, on technical grounds in which, perhaps, a theological ban can also be read.
Romantic portrayals of evil – particularly in the works of Wagner – brought the tritone’s tension-inducing power to the musical fore, and modern musicians – from film composer Bernard Hermann to seminal ‘metal’ act Black Sabbath – have drawn on these associations to add a spooky atmosphere to their own work. Sabbath’s guitarist Tony Iommi denies making conscious use of the ‘Devil’s Interval’, claiming that he was just looking for "something that sounded right… something that sounded really evil and very doomy."
The genre’s love affair with the tritone is examined in a new film about the history of heavy metal, A Headbanger’s Journey (see http://www.metalhistory.com). BBC News, 28 Apr 2006
Liszt – Dante Sonata
Wagner – Gotterdammerung
Sibelius – Fourth Symphony
Britten – War Requiem
Leonard Bernstein – West Side Story
Bernard Hermann – The Day the Earth Stood Still
Jimi Hendrix – Purple Haze
Black Sabbath – Black Sabbath
King Crimson – Larks’ Tongues in Aspic
Rush – YYZ
Metallica – For Whom the Bell Tolls
Danny Elfman – The Simpsons Theme
L.O.S.D. "Organic 23"; disco in vinile 5 pollici e copertina
Questo post e’ dedicato ai pionieri dell’hip hop del turntablism e dello scratch: Kool DJ Herc, Afrika Bambaataa, Grandwizzard Theodore, Grandmaster Flash, Grandmixer DST (AKA DXT), Charlie Chase, Red Alert, Scott La Rock (RIP), Jam Master Jay (RIP), Eric B, Terminator X, Steve D, DJ Qbert, the X-ecutioners, DJ Craze, A-trak, Mix Master Mike.
Spulciando le pagine della rete ho trovato questo articolo che avvisa i collezionisti di vinile di NON FARE COSA FANNO I DJ con i dischi (vedi titolo dell’articolo). Mi sembrava divertente pubblicare l’articolo e dedicarlo a tutti i dj, agli skratcher, ai turntablist e a tutti quelli che cercano dspingere l’idea del giradischi come strumento musicale. In effetti è vero che la pratica dello scratch rovina inevitabilmente il supporto vinilico, ma si puo’ ovviare a questo inconveniente in vari modi:
1: usare delle puntine con punta sferica o ellissoide (io uso le ortofon concorde perche’ mi trovo bene, non per fare pubblicità, ma hanno un suono pulito e soppoortano bene l’usura provocata da scratch ed altre manipolazioni)
2: non caricare troppo peso sulla puntina del giradischi (3 grammi di peso bastano per non far saltare la puntina e non consumare troppo il solco; attenzione a bilanciare bene il contrappeso)
3: non essere grossolani e non avere la mano pesante quando si manipola il vinile sul giradischi, cercando di non far saltare lo stilo (puntina)
4: usare dischi appositamente creati per lo scratch e i turntablist che generalmente hanno solchi piu’ profondi dei normali dischi (dipende anche dal formato e dalla velocita’ di rotazione 16, 33, 45 o 78, piu’ alta e’ la velocita’ di rotazione piu’ il solco e’ profondo, in teoria) il che fa si’ che il suono non perda le sue caratteristiche e duri un po’ di piu’ anche se sottoposto alle sollecitazioni tipiche dello scratching. I suddetti vinili, chiamati battle breaks o scratch tools o piu’ semplicemente tools (arnesi, attrezzi, strumenti), sono reperibili in qualsiasi negozio di dischi specializzato per i DJ oppure via internet, e ne esistono a centinaia anche sul mercato italiano
5: procurarsi piu’ copie di un vinile che usate spesso in modo da avere una copia di riserva se il suono perde le sue caratteristiche e la sua dinamica originale (gia’ dopo pochi ascolti si ha una perdita quantificabile in kilohertz sulle alte frequenze*) o viene accidentalmente graffiato; inoltre con due copie identiche si possono fare cose che sono impossibili con una sola (per esempio il break beat, ovvero creare un beat prolungando indefinitamente un break di batteria).
*
da wikipedia: "La RIAA ha quantificato la riduzione alle alte frequenze in base al numero di ascolti e sarebbero udibili: fino a 20 kHz dopo un ascolto, 18 kHz dopo tre ascolti, 17 kHz dopo cinque ascolti, 16 kHz dopo otto, 14 kHz dopo quindici, 13 kHz dopo venticinque, 10 kHz dopo trentacinque, 8 khz
dopo ottanta ascolti. Il degrado può aumentare, se si ascolta il vinile
ripetutamente in rapida successione. L’enorme pressione dello stilo
sulle pareti del solco, equivalente a circa una tonnellata per
centimetro quadro per ogno grammo di peso in una scala microscopica,
causa una deformazione delle pareti del solco generata dal calore e la
conseguente distorsionesonora."
This post is dedicated to the pioneers of hip hop music of turntablism
and scratch: Kool DJ Herc, Afrika Bambaataa, Grandwizzard Theodore,
Grandmaster Flash, Grandmixer DST (AKA DXT), Charlie Chase, Red Alert,
Scott La Rock (RIP) Jam Master Jay (RIP), Eric B, Terminator X, Steve
D, DJ Qbert, the X-ecutioners, DJ Craze, A-trak, Mix Master Mike.
Reading the web pages, I found this article that warns
vinyl collectors to DON’T DO WHAT YOU SEE DJS DOING with records (see title of the
article). I publish it beacause it seemed fun at the fact that I do dj sets for over
11 years and in fact it must be said that the practice of scratching
inevitably ruins vinyl supports , but you can avoid this problem in
various ways:
1: use a needle with spherical or ellipsoid stylos tip (I use ortofon concorde because is good for me, but there’s also anternatives to it, i believe)
2: do not load too much weight on the turntable arm (3 grams of weight
enough to prevent needle skipping and not consume the groove too much; be careful
balancing the arm counterweight)
3: do not be coarse and do not be heavy-handed when handling the record on the turntable, trying not to skip the needle while scratching
4: use records specially created for scratching and turntablists who
generally have deeper grooves than normal records (also depends on
the size and speed of rotation 16, 33, 45 or 78, the highest is
the speed of rotation the most the groove is deep, in theory), which means
that the sound does not lose its dynamics even when
subjected to the typical stresses of the scratching techniques. These records,
called battle breaks or scratch tools or more simply tools, are available in any record store designed for DJs or via
the Internet, and there are hundreds in stores
5:
obtain more copies of a record you use often in order to have a backup
copy if the sound loses its features and its dynamic original (already
after a few listenings there is a quantifiable loss in high
frequencies kilohertz*) or if it’s accidentally scratched; also with two
identical copies you can do things that are impossible with one (for
example, break beat, to make a beat or create a break indefinitely prolonging drums breaks).
* from Wikipedia: "The RIAA has quantified the
reduction of high frequencies based on the number of hearings and would
be audible up to 20 kHz after a hearing, 18 kHz after three hearings,
17 kHz audience after five, 16 kHz after eight, 14 after fifteen kHz,
13 kHz after a twenty-five, 10 kHz after thirty-five, 8 kHz after eighty hearings. degradation may increase if you listen to the vinyl
repeatedly in rapid succession. enormous pressure of the stylus on the
walls of the groove, equivalent to about a ton per cm square for each gram weight in a microscopic scale, causes a deformation of the
walls of the wake created by the heat and the resulting distortion
of sound."
Record Care
Written by Administrator
Thursday, 31 August 2006
Forum discussion
Hardware related
1- clean your LPs preferrably using a record cleaning machine or at least
manually with a good brush and cleaning solution.
2- clean your LPs prior to their first play to remove mold release
compound. Use a special deep cleaner that removes mold release compound.
This will help prevent pops and clicks.
3- use a good support system for your turntable. Some suggestions are a
wall-mounted shelf, a good rack, and/or a rack with a specialty platform
such as a Neuance platform.
4- Use a better inner sleeve than those usually provided.
Nagaoka and Mobile Fidelity sleeves are reccommended.
Many people also prefer plain white rice paper sleeves.
5- Store your records tidily and vertically.
Partitions about a foot square are good.
6- Use a good turntable and cartridge/needle. Worn needles, or where there
is too much or too little weight resting on the record can all damage it. A regular
service of your TT is not a bad idea also, both for protecting them and for
getting the best sound quality out of them.
7- Don’t leave finger prints on your records.
They leave greasy smudges and attract dust. Try and use the edges and the labels to hold
your records. Don’t do what you see DJs doing!!
Can I Get An Amen? is an audio installation that unfolds a critical perspective of perhaps the most sampled drum beat in the history of recorded music, the Amen Break. It begins with the pop track Amen Brother by 60’s soul band The Winstons, and traces the transformation of their drum solo from its original context as part of a ‘B’ side vinyl single into its use as a key aural ingredient in contemporary cultural expression. The work attempts to bring into scrutiny the techno-utopian notion that ‘information wants to be free’- it questions its effectiveness as a democratizing agent. This as well as other issues are foregrounded through a history of the Amen Break and its peculiar relationship to current copyright law.
"The spacecraft will be encountered and the record played
only if there are advanced spacefaring civilizations in interstellar
space. But the launching of this bottle into the cosmic ocean
says something very hopeful about life on this planet."
Carl Sagan
Nel 1977 furono lanciate dall’agenzia americana per la ricerca
spaziale (NASA) le sonde spaziali Voyager 1 e Voyager 2. Le sonde
contenevano dei dischi fonografici 12 pollici di rame placcato oro
(vedi immagine qui sotto) con sopra incisi vari suoni e immagini
selezionati nell’intento di ritrarre le diversita’ della vita e delle
culture del nostro pianeta. Inoltre il professor Sagan (curatore del
progetto) e i suoi collaboratori incluserouna collezione di 115 foto
codificate in forma analogica e una varieta’ di suoni della natura
(vento, fuoco, onde del mare, animali, eccetera). A questi aggiunsero
una selezione musicale tratta da varie epoche e culture,
registrazioni di saluti in varie lingue e un messaggio scritto del
Presidente Carter e del segretario delle Nazioni Unite Generale
Waldheim. I dischi erano contenuti in una cpoerta di alluminio
contenetne anche una testina e uno stilo per fonografo. Istruzioni,
in linguaggio grafico, spiegavano l’origine della sonda e come
suonare i dischi in essa contenuti (3,6 giri al secondo).
Il Voyager Golden Record è un disco
per grammofono
inserito nelle prime due navicelle del Programma
Voyager, lanciato nel 1977,
contenente suoni e immagini selezionate al fine di portare le diverse
varietà di vita e cultura della Terra.
È concepito per qualunque forma di vita extraterrestre
o per la razza umana del futuro che lo possa trovare. La navetta
Voyager impiegherà 40.000 anni per arrivare nelle vicinanze di
un’altra stella.
Le probabilità che venga trovato da qualcuno sono
estremamente remote in rapporto alla vastità dello spazio
intergalattico. Un suo possibile ritrovamento ad opera di una forma
di vita aliena potrà avvenire soltanto in un futuro molto
lontano. Il suo lancio è infatti visto più che altro
come qualcosa di simbolico che non un tentativo reale di comunicare
con forme di vita extraterrestri.
Attualmente, nel 2006,
la navicella Voyager è soltanto il terzo artefatto prodotto
dall’umanità
ad uscire dal Sistema
solare. Appartenenti al Programma
Pioneer le navicelle 10
e 11, lanciate
rispettivamente nel 1972
e nel 1973,
posseggono placche metalliche che identificano il loro tempo e il
loro luogo d’origine, per beneficiare altri viaggiatori spaziali che
potranno ritrovare le placche in un lontano futuro.
Con questo tentativo invece, la NASA
ha voluto inserire un messaggio omnicomprensivo a bordo di Voyager
1 e Voyager 2,
una sorta di capsula
temporale con l’intenzione di comunicare la storia del nostro
mondo ad eventuali forme di vita extraterrestri.
« Questo
è un regalo di un piccolo e distante pianeta, un frammento
dei nostri suoni, della nostra scienza, delle nostre immagini,
della nostra musica, dei nostri pensieri e sentimenti. Stiamo
cercando di sopravvivere ai nostri tempi, ma potremmo farlo nei
vostri. »
Il contenuto del disco venne selezionato per la NASA da una
commissione guidata da Carl
Sagan della Cornell
University. Il dottor Sagan e la commissione misero insieme una
varietà di 115 immagini e un gran numero di suoni naturali,
come quelli prodotti dalle onde,
dal vento, dai tuoni
e suoni prodotti da animali,
come il canto degli uccelli
e quello delle balene.
Con questi venne inserita una selezione musicale proveniente da
diverse culture e diverse epoche, oltre ai saluti di abitanti della
Terra in 55 lingue
diverse e la riproduzione del messaggio del presidente degli U.S.A. Jimmy Carter
e del Segretario
generale delle Nazioni UniteKurt
Waldheim.
Dopo le critiche ricevute dalla NASA sull’inserimento nelle
placche del programma Pioneer dell’immagine di un corpo maschile e
uno femminile nudo, l’agenzia spaziale non permise a Sagan di
inserire immagini di uomini e donne nude.
I saluti nelle diverse lingue iniziano con l’accadico,
parlata dai Sumeri
circa 6.000 anni fa e finiscono con il dialetto Wu,
parlato attualmente in Cina.
Segue la sezione di suoni della Terra, comprendente una sezione di
circa 90 minuti di
musica proveniente da differenti culture e da varie parti del mondo.
La sezione include:
La Voyager 1 è stata lanciata nel 1977, passando l’orbita
di Plutone
nel 1990, e lasciando
il sistema
solare (cioè passando il limite oltre il quale il Sole
non ha più influssi) nel novembre 2004.
Adesso è nello spazio vuoto. Tra circa 40.000 anni Voyager 1 e
Voyager 2 dovrebbero arrivare ad essere a circa 1.7 anni
luce da due diverse stelle: Voyager 1 sarà in prossimità
di AC+79 3888, una stella appartenente a Ursa
Minor; Voyager 2 sarà nelle vicinanze della stella Ross
248, localizzata in Andromeda.
Nel maggio 2005,
Voyager 1 era a 8.7 miliardi di miglia
dal Sole e viaggiava ad una velocità di 3.6 UA
all’anno, mentre Voyager 2 era a circa 6.5 milioni di miglia dal sole
e viaggiava a 3.3 UA all’anno.
Come Carl Sagan
ha notato, "Se le navicelle spaziali saranno incontrate,
potranno essere interpretate soltanto da una civiltà
aliena molto evoluta. Ma il lancio di questa ‘bottiglia’ nell’oceano
cosmico dà un senso di speranza riguardo la vita su altri
pianeti".
Qualcun altro suggerisce che la sola civiltà che potrà
incontrare il messaggio è la nostra, e che quando tra diverse
centinaia d’anni verrà ritrovato verrà posizionato in
un museo spaziale.
Molte delle immagini usate nella registrazione (riprodotte in
bianco e nero), con le informazioni riguardanti la loro compilazione,
possono essere trovate nel libro del 1978 Rumori della Terra: il CD del viaggio interstellare Voyager di Carl Sagan, Frank
Drake, Ann
Druyan, Timothy Ferris, Jon Lomberg e Linda
Salzman. Una versione in CD-ROM
venne commercializzata dalla Warner
New Media nel 1992.
Entrambe le versioni sono fuori commercio, ma l’edizione cartacea del
1978 può essere reperita presso molte librerie pubbliche.
Nel luglio 1983 la BBC Radio 4 produsse
un documentario di 45 minuti Musica da un piccolo pianeta, nel
quale Sagan e Druyan spiegarono il processo di selezione della musica
per il CD.
Incluso nella parte audio di I suoni della terra vi è
una traccia contenente il messaggio Per
aspera ad astra in Codice
Morse.
It’s coming up to 30 years since this golden disc was carried into
space by the interstellar probes Voyagers I and II. Put together
under the guidance of Dr Carl Sagan, the intention was to present an
overview of life on Earth, just in case some intelligent life
happened to stumble upon it.
Here’s a selection of the – now rather kitsch looking – pictures
they included: link
Scratch=crash è un computer che carica il proprio software, invece che da dischi o nastri magnetici o ottici, da un disco in vinile a microsolco. È in parte un'indagine sull'etica hacker (metterci le mani sopra) e in parte il tentativo di sviluppo di una tecnologia ormai irrimediabilmente obsoleta. Un disco WORM (write-once-read-many) analogico e compromissibile, il cui immaginario è legato a tutto tranne che al software e al mondo digitale, è, ovviamente, anche una operazione disgustosamente ruffiana che fa leva sull'appeal delle retrotecnologie sui vecchi che ne sentono una lacrimosa nostalgia e sui giovani che non le hanno avute e vorrebbero giocarci.
Ricercare una tecnologia già obsoleta Il microsolco di un disco in vinile da 331/3 giri contiene un programma modulato in formato audio. Il codice, così convertito, invita a un'esperienza diretta, tattile, visiva e auditiva, molto distante dall'incorporeità delle memorie di massa contemporanee. All'apice opposto dello storage a stato solido e senza parti in movimento. Il disco in vinile, oggi, ha un mercato di nicchia, dominato dal turntablism. Il controllo diretto del mezzo permette, dalla fine degli anni 70 con l'avvento di giradischi a trasmissione diretta, con una forte coppia motrice e motori elettromagnetici, di manipolare il contenuto del disco a piacimento con cut, scratch e missaggi. Scratch=crash ribalta questo concetto e riporta il vinile nell'armadietto paterno, medium sacrale e intoccabile. Qualunque manipolazione ne farebbe fallire lo scopo.La distribuzione di software su vinile è comparsa a macchia di leopardo attraverso tutta la storia dell'home computing. Esistono alcuni brevetti, mai sfruttati commercialmente, della fine degli anni Settanta. In seguito, dopo l'esplosione dell'home computer con memorie di massa su nastro, alcune riviste pubblicarono flexidisc da doppiare su audiocassetta. La tecnologia è poi scomparsa per riaffiorare brevemente alla fine del secolo in alcuni gruppi di ricerca nordamericani.Scratch=crash avrà varie incarnazioni, da un prototipo, attualmente in costruzione e basato su un Commodore 64, fino a prodotti più complessi su tecnologia Sinclair o Atari.
Scratch=crash is a computer that loads its software from a vynyl record, instead of a magnetic or optical disc or tape. It is part insight on hacker ethics (the hands-on imperative) and part obsolete tech r&d. An analogic and onthologically compromissible WORM disc, its imaginary tied to everything except software and all things-digital. It is also, quite obviously, something driven by the fad of retro technologies, that caters to the nostalgic old and the curious young.
Developing obsolete technology. The groove of a vynyl record contains a software program, modulated in audio. The code, in this form, invites to a direct, tactile, visual and auditive experience, far from the incorporeity of contemporary mass storage. On the far side of solid-state storage the vynyl record today occupies a niche market, dominated by turntablism. Direct control on the medium allows complete manipulation of the disc's contents via cutting, scratching and mixing. Scratch=crash reverses these concept and brings the record back in the audiophile's cupboard. A sacred and untouchable medium. Any manipulation would render its function void. Vynyl software distribution was attempted a few times in the Seventies (as testified by some patent applications, never commercially exploited). After the breakthrough of tape-based mass storage in home computing, some magazines bundled flexidiscs (to be copied on audiocassettes. This technology has then disappeared to come back briefly at the end of the last century among some north-american experimental groups. The Scratch=crash line will be composed of different models based on Commodore, Sinclair and Atari technology.
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